FERRUCCIO RONTINI
La modernità nella sintesi pittorica di Ferruccio Rontini
di Alessandra Rontini
Partito da insegnamenti accademici, volgendo verso una pittura en plein air, affascinato dall’eredità dei Macchiaioli, percorrendo un cammino artistico non sempre facile, Ferruccio Rontini arriva ad elaborare, nell’ultimo decennio della sua vita, una sintesi pittorica di estrema modernità.
Ed è in questa chiave interpretativa che desidero presentare le due opere in questione. “La casa del Pastore “ e “Montagna” entrambe opere degli anni cinquanta.
In quest’ottica critica avrei pensato di “giocare”, attraverso un’analisi concisa e puntuale, tra ciò che l’artista si pensa volesse rappresentare e ciò che invece l’osservatore recepisce, un gioco cioè tra “dentro e fuori” le anime reciproche, pur sapendo essere un compito impossibile descrivere le emozioni.
In entrambe le opere il primato è da attribuire al colore; la relazione pittore-emozione-pennello-colori –tela-emozione-osservatore si realizza in breve attraverso la stesura di colori complementari a larghe pennellate che non solo catturano l’attenzione dell’osservatore ma diventano il fondamento delle opere stesse. L’osservatore crederà di entrare in contatto con l’anima dell’artista perdendosi nella profondità del paesaggio, notturno nel caso di “La casa del Pastore” e diurno in “La Montagna”; opere a mio avviso, per certi versi, assimilabili sia in termini di tecnica pittorica sia in termini contenutistico espressivi. In entrambi i dipinti attraverso evidenti macchie di colori contrastanti l’artista “accompagna” delicatamente l’osservatore nel gioco ottico della profondità
In “La Montagna” l’artista conduce quasi per mano lo spettatore che si incammina dal bosco verso una montagna innevata, sfondo del dipinto, trascurando elementi figurativi come la pastorella e le sue pecore che, pur avendo una valenza oggettiva , arrivano forse all’occhio dello spettatore in un secondo momento
Coprendo per un attimo con la mano il centro del dipinto, ossia l’elemento più figurativo, ci possiamo accorgere Infatti di come la parte maggiormente “collegata” al campo emotivo sia quella alta, ossia quella in cui il semplice cammino si evolve in altezza verso la montagna rosata ed imbiancata . Molto probabilmente tale opera avrebbe suscitato la stessa reazione emotiva, da parte dello spettatore anche priva dell’elemento figurativo che pure rende il tutto più completo e gradevole ma non necessario. Mentre in “La casa del pastore” l’elemento umano è di fondamentale importanza per una lettura intimistica dell’opera. Basilare anche in questo dipinto il gioco cromatico realizzato con la complicità tra bianchi e i grigi ma soprattutto con ll’esaltazione delle macchie blu cobalto che ci inducono, per associazione, a pensare alla notte e ai riflessi della luna sul selciato. La sintesi pittorica in questa vera opera d’arte è estrema. Con poche pennellate Rontini ci fa entrare in punta di piedi nell’intimità più profonda del pastore che sembra intendo a prepararsi la cena insieme alle sue uniche compagne. le pecore, nella solitudine più profonda. Di fronte a quest’opera l’osservatore entra in contatto quasi metafisico col pastore per mano dell’estrema poesia che lo conduce in un’altra realtà diversa dalla sua, quasi in altra dimensione.
Queste due opere al contrario ad esempio di quelle eseguite a fine anni trenta, più descrittive semplici ed immediate devono essere analizzati proprio attraverso una lettura che vada oltre l’elemento oggettivo così per come si presenta agli occhi dell’osservatore; sono opere che io chiamo emozionali perché toccano comunque la sfera emotiva dell’essere umano. Inoltre sono queste le opere che hanno reso Ferruccio Rontini uno tra i pittori più validi del primo e parte del secondo Novecento.