GIO' DI BATTE
GIO' DI BATTE :
Quando la creatività diventa "Arte vera"
di Mauro Barbieri
( Direttore Editoriale rivista d’arte “Arte a Livorno…e oltre confine”)
La creatività è la qualità che metti in ciò che fai. E' un atteggiamento, un approccio interiore, il modo in cui guardi le cose.
Non tutti possono essere pittori, né è necessario. Se tutti lo fossero, mondo sarebbe orribile; sarebbe difficile vivere. E non tutti possono essere ballerini, né è necessario. Ma tutti possono essere creativi.
Qualsiasi cosa fai, se la fai con gioia, se la fai con amore, se il tuo agire non è solo frutto di un calcolo economico, allora è creatività. Se dentro di te hai qualcosa che cresce da questo spazio, e si fa crescere, é spirituale, è creatività, è divina. Diventi più divino man mano che diventi più creativo.
Tutte le religioni del mondo hanno detto che Dio è il creatore. Io non so se lo sia oppure no, ma una cosa la so: più diventi creativo, più diventi divino. Quando la tua creatività giunge al culmine, quando tutta la tua esistenza diventa creativa, vivi in Dio. Pertanto, egli dev'essere il creatore, visto che le persone creative sono sempre state le più vicine a lui. Ama ciò che fai, sii meditativo mentre la fai, di qualsiasi cosa si tratti !
(Osho A Sudden Ckash of Thunder - Chapter 4 )
Come ebbi già modo di dire in diversi servizi dedicati all'artista ,Giò Di Batte non avrebbe bisogno di presentazioni, visto il suo lungo curriculum artistico e le centinaia di recensioni ed articoli apparsi sui più importanti quotidiani, sia a livello regionale che nazionale (La Repubblica, Tutto Sport, La Gazzetta dello sport , Corriere Stadio, Rai Sport, Il Tirreno ecc ) per non parlare poi delle decine di mostre ed esposizioni in tutta Italia a cui ha partecipato.
Ho voluto introdurre questo mio articolo citando alcuni passi di Osho, Filosofo e maestro spirituale indiano, perché la sensibilità e la creatività di Giò si sposa perfettamente con i profondi pensieri di questo Guru della meditazione.
Visitando la recente mostra che il Circolo Amato ha voluto dedicare a Giò Di Batte, ho potuto rivedere in diverse sue opere una sorta di profonda introspezione
Ho conosciuto l'artista oltre venticinque anni fa e da allora, sono rimasto colpito per la serietà e passionalità con la quale affronta da sempre il suo lavoro.
Per Giò Di Batte la pittura è una passione, e a lei ha dedicato una vita intera. ma soprattutto, è il suo “lavoro” e di questo ne va fiero.
Il suo cammino nel mondo dell'arte parte da molto lontano.
Fin da giovane viene incoraggiato dal padre che vede nel figlio grandi doti artistiche.
Giò in quegli anni si getta con serietà anche nel ciclismo ,sport che rimarrà nel sangue fino ai giorni nostri.
Viene a contatto con due mondi diversi ma filosoficamente molto vicini.
Forza, passione, esperienza , tecnica ,sono alla base delle due discipline .
Sport e pittura uniti da un amore comune , alimentato quotidianamente dall’estro di questo professionista del colore.
Ed è proprio il colore insieme ad una luminosità particolare e poetica a far si che, la sua pittura entri in mondi avvolti da sottili sentimenti e delicati stati d’animo.
Ha vissuto il contatto con il vero dipingendo in città come Parigi, Praga e Venezia, tanto per citarne alcune.
Grazie alla profonda amicizia con Pietro Annigoni e Ferruccio Mataresi affina ulteriormente la sua mano.
Nel 1972 viene invitato all’esposizione nazionale di artisti contemporanei nel chiostro dei frati di Pietrasanta insieme ad Annigoni, Acci, Mirò, Gentilini, Bueno, Primo Conti, Lucio Fontana, Guarneri, Regianini, Ana Salvatore, Scanavino, Stefanelli.
Forse però, l’emozione più grande, è stata la sua partecipazione alla XII Quadriennale d’Arte di Torino nel 1974 in compagnia di grossi calibri come Cantatore, De Chirico , Baj, Sassu, Guttuso, Virgilio Guidi, Vedova, Bueno, Attardi, Brindisi, Morlotti, Turcato, Tozzi ed altri.
Più volte abbiamo scritto anche della sua seconda passione, quella per il ciclismo, un amore trasferito sulle tele una volta abbandonata l’attività dilettantistica.
Tante e suggestive le opere in omaggio ai grandi attori delle due ruote come, Marco Pantani, Felice Gimondi, Eddy Merckx , Francesco Moser, Beppe Saronni, Claudio Chiappucci.
I suoi pennelli hanno immortalato le fatiche , i sudori di questi protagonisti, ma anche gli splendidi scenari paesaggistici, dalle montagne alle pianure, dai campi di girasoli alle poetiche vedute degli olivi, spettatori di un mondo sportivo fatto di gioie e dolori, vittorie e sconfitte.
Diventa ben presto "Il pittore dei ciclisti" e la sua fama travalica i confini nazionali.
Il Centro Congressi “Il Ciocco”, in occasione del 78° Giro d’Italia, invitò l’artista Giò Di Batte ad esporre le sue opere, tra le quali alcuni dipinti ispirati alla poetica del grande ciclismo
.La natura però è sempre stata la sua vera musa ispiratrice , con i suoi colori, i suoi toni, i suoi silenzi.
Giò infatti non è solo il pittore delle due ruote come ribattezzato dai grandi dello sport.
E’ un pittore dai modi di fare antichi , dalla delicatezza dei soggetti , dalla poeticità dei tramonti,
Grazie ad una mano sciolta, decisa, morbida , spontanea , riesce ha creare momenti di profonda sensibilità attraverso le composizioni di oggetti di un tempo (calamai, brocche ,oggetti antichi) .
Chi osserva le sue opere non rimane estasiato solamente dalla bravura tecnica stilistica ma soprattutto dalla forte sensibilità espressiva che trasmettono.
Si possono respirare gli stati d’animo , i profumi degli oggetti , siano essi fiori colorati e luminosi come i girasoli o le sue inconfondibili mimose , siano essi semplici ma pittorici funghi , melograni , castagne, limoni.
Oggi per Giò ,i ricordi del passato servono a vivere il presente in maniera più matura, selezionando gli amici, gli estimatori e gli addetti ai lavori .
Tra questi sicuramente , a cui Giò sente di dire grazie, è l’amico ed amante della propria pittura, Vittorio Feltri, il direttore del quotidiano “Libero”.
Nel Gennaio 2007 , un inviata della testata giornalistica sopracitata ( Caterina Maniaci), ha voluto rendere omaggio all’artista, dedicandogli, nella rubrica “Costume&società”, un ampio servizio su invito dello stesso Feltri.
Un’intervista, che ha ancora una volta sottolineato, la forza umana e pittorica di uno dei più importanti personaggi del 2° Novecento livornese.
Inoltre, in occasione dei festeggiamenti per il 400° anniversario della nascita di Livorno , conclusesi a Dicembre 2006, era stato invitato a realizzare due opere (“ Ebrei a Livorno” e “Oratorio di San Ranieri nella Chiesa di Santa Giulia) che sono state utilizzate , insieme a quelle di altri illustri artisti livornesi, per creare le copertine di piccoli volumetti editi dalla De Batte in collaborazione con il quotidiano “Il Tirreno”.
Le sue opere fanno parte di collezioni private negli Stati Uniti, Germania, Francia, ex Cecoslovacchia oltre ad essere presenti diverse città italiane come Firenze, Roma, Milano, Palermo, Torino tanto per citarne alcune.
Tra le numerose firme importanti, che hanno parlato della sua pittura ricordiamo Renato Natali, Mario Borgiotti, Riccardo Marchi, Salvatore Sicilia , A.M. Secondini, Sergio Pagliai, Tommaso Paloscia, Luciano Bonetti, Cesare De Michelis, Giuseppe Isonzo, Stefano Barbieri, Luciano Donzella.