SIMONE CIONI
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Simone Cioni nasce a Cascina, provincia di Pisa, nel 1968. Nel 1997 scopre l’arte e vi si dedica. Inizia con lo studio classico della figura umana e della tecnica del disegno, omaggiando i grandi maestri del rinascimento. Dotato di particolari capacità e curiosità intellettive e spirituale, continua la sua ricerca sperimentando le tecniche più varie e unendole fra loro. Così avviene anche per il suo stile, che è in continuo movimento, in continua ricerca. In questo senso diviene un acuto osservatore del mondo. La sua figurazione è molto legata ai canoni realistici e il riferimento alla natura è costante, in particolare nelle manifestazioni cromatiche dell’autunno. Si avvicina anche alla tradizione macchiaiola. Ha frequentato la Fondazione Trossi Uberti di Livorno dal 2006 al 2011 sotto la guida del maestro Ferruccio Rosini e in lui cambia qualcosa: acquisisce sicurezza e va oltre, verso se stesso. Grazie all’insegnamento di Rosini approfondisce la tecnica e il colore, così da permettersi di padroneggiare la tela e acquisisce sicurezza per accedere ad uno stile molto personale che trova le sua fondamenta nell’immaginazione. Attualmente è impiegato presso l’Istituto di Neuro psichiatria infantile Fondazione Stella Maris di Calambrone (PI). Vive e lavora tra Ponsacco (PI) e Antignano (LI) dove c’è anche il suo studio in via Mondolfi.
“…..Il pittore ci invita ad entrare così in una dimensione cromatica che è VITA del colore e VITA della fantasia. Colui che crea ci permette di conoscere ad un tempo l’ arte del pittore Cioni e il mondo fantastico di Simone, in luoghi d’incanto, vicino a noi perché reali , ma fantastici perchè fuori dallo spazio-tempo. Il vero scaturisce qui dall’ apparente realismo delle farfalle, dalla loro energia vitale, che risolve nell’equazione FANTASIA=VITA .
Ci interroghiamo in un secondo momento sul ruolo dell’arte nella nostra società: il pittore ci indica la strada. La speciale sensibilità dell’artista non può chiudersi in un edonistico vortice intimistico di fantasia, ma deve, in tale vortice, coinvolgere l’uomo contemporaneo condividendo in senso postmoderno la propria fantasia più intima. Si arriva al trinomio FANTASIA=VITA=INTIMITA’ . Le farfalle ci invitano a volare dentro la tavola, ad abbandonarsi ad una dimensione contemplativa, ma non statica. Anzi, il pittore ci invita a giocare con i suoi colori ed elementi, ora fantastici, ora irreali , ora surreali…E’ un gioco intelligente perché è il gioco come elemento fantastico della vita, quindi fondamentale e allora VITALE. Il giornalista vicentino Goffredo Parise ha detto: “ L’arte è una farfalla senza eredi e capricciosa, si posa dove e quando vuole lei.”. Ma la pittura di Simone Cioni è un capriccio controllato dall’intelletto e stemperato dalla fantasia, temprato dal colore. La sua opera può quindi collocarsi a pieno titolo nel panorama artistico contemporaneo come apportatrice di soluzioni nel quotidiano: l’arte può aiutar l’uomo a riappropriarsi di un’apparente sensibilità-altra, che, attraverso un linguaggio poetico dolce e controllato, si rivela alla fine molto più vicino alla nostra vita di quanto si creda".
Damiano Tonelli Breschi
“[…] Nel caso di Simone Cioni, è possibile dire, fin dalla prima impressione, la sua pittura sprigiona una forza vitale che fin da subito coinvolge l’osservatore. Essa scaturisce da forme dinamiche e in movimento che si esprimono attraverso molteplici e ricorrenti linee sinuose e curve che formano come dei vortici, in un continuo muoversi e quasi rincorrersi, ora sotto forma di nuvole, ora di onde,ora di movimenti tellurici della terra stessa.
Certo, è il gioco del colore e la suggestione della luce che determina questi effetti di dinamismo, di spinta quasi verso una uscita dal quadro, ma se non ci fossero quelle forme circolari, quelle volute ondeggianti che imprimono al soggetto una perenne vitalità, la luce ed il colore risulterebbero statici e puramente “descrittivi”. Mentre in queste opere si ha l’impressione che niente venga “descritto” ma, piuttosto, che tutto “viva” di una vita interiore, di una vicenda che trascende la semplice rappresentazione dell ‘hinc et nunc di ciò che viene rappresentato (la torre di Matilde, la colazione sulla spiaggia, la casa in montagna etc.), e che tutto invece esorbiti verso l’esterno: la natura, l’orizzonte cosmico (le stelle, il mare, il profondo cielo).
Anche dal punto di vista simbolico, questa pittura appare piena di movimento e di forze instabili, affidata com’è ad elementi fluidi, volanti, come ad es. le farfalle presentissime, o come anche le rotonde lumache, solo apparentemente statiche e lente. Insomma un Eden mai scomparso dal vissuto fantastico di questo pittore, che, anche nel colore
esibisce, un immaginario mobile, fatto di mescolanze piuttosto che di colori fermi e rigidi: preferenza per i blu/turchesi, i bianchi/grigi, i neri/bruni nella prima fase, o i gialli/rossi,gli arancione/ocra, nella tavolozza ulteriore, che si arricchisce anche di elementi forse più drammatici, ai quali danno evidenza colori più cupi, a volte, sulla gamma del marrone, del nero. Comunque, non c’è mai stasi, in questa pittura; il colore stesso non sta mai fermo, rifiuta di essere definito, non accetta statuti limitanti, ma esce continuamente da se stesso per sfumarsi confondersi, andando verso abbracci cromatici veramente stupefacenti. Perfino il colore della sabbia è un miscuglio di gradazioni impercettibili, o la distesa di quel mare verso il quale si volge perennemente il bagnino, o il custode o il semplice osservatore (il pittore stesso), dalla sua
posizione evidenziata, quasi aerea, sul tetto/cornicione della capanna […]".
Lia Fava Guzzetta
“L’Associazione culturale RossoBlu, è attiva a Ponsacco dal 2008. […] Simone è cresciuto a Ponsacco e si è avvicinato alla pittura dopo una esperienza scolastica di tutt’altro genere, impegnandosi assiduamente in un percorso di progressiva evoluzione, che l’ha portato a perfezionare nel tempo la sua tecnica espressiva e ad ampliare i suoi orizzonti legati in un primo momento alla realtà e al contingente.
Non sta a me emettere giudizi artistici sui quadri di Simone; è un compito questo, che lascio volentieri ai critici e agli addetti ai lavori.
Quello che invece posso testimoniare, da profano, è la grande e mozione che suscitano in me i suoi quadri; da tutti, indistintamente, emerge un’interiorità, una dolcezza, una profondità, che denotano la grande passione che egli mette nel proprio lavoro e un’altrettanto grande voglia di crescita.
Il mio augurio e quello dell’Associazione, è che questo sia solo l’inizio di un percorso ricco di soddisfazioni e di successi”.
Bernardo Venagli