CLAUDIO GALIGANI
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Claudio Galigani nasce a Livorno il 15 ottobre 1951 e frequenta la Scuola d’Arte "'Accademia di Belle Arti Trossi Umberti" del prestigioso Maestro Voltolino Fontani, scomparso nel '76.
Dove si nasce vuol dire.... la Toscana, la Maremma, Livorno e il suo mare, sono cose che ti entrano dentro. Una terra ispiratrice che ha visto nascere molti pittori, anche di fama internazionale, come il Fattori,il Natali o Modì. “Anch’io sono nato a Livorno e mi sono da subito ‘ammalato’ di pittura, rimanendo affascinato dai pittori livornesi, e la mia formazione artistica e culturale è maturata nell’ambito della tradizione macchiaiola toscana, vero punto di forza e vanto dell’ambiente di quegli anni.”
I paesaggi, la caccia, il mare, sono stati per lungo tempo valide fonti d’ispirazione per questo artista, che oggi sente il bisogno di un rapporto nuovo, più reale, con la natura,con l'uomo; egli vuole entrare dentro l'immagine, assaporarne le emozioni che essa riesce a trasmettere; la tecnica cambia ma i colori restano, il fascino rimane….
L' artista non vuole rinunciare ad una interpretazione onirica della natura e dei suoi territori, seppur egli non tralasci, in alcuni casi, di rappresentare una realtà stridente.
Il risultato è uno strano connubio fra poesia di altri tempi e realismo, con i colori che si mescolano interpreti dei due mondi.
“Può sembrare un paradosso, ma nessuna pittura è forse più profondamente rivelativa dell'intima emotività dell'artista della pittura di paesaggio, perché l’'intima correspondance, in senso baudelairiano, fra le nostre emozioni e la natura trasforma ogni paesaggio dell'anima.
"Questi luoghi mi sono cari – scriveva il famoso pittore inglese John Constable - perché a loro devo se sono diventato un pittore…". Ebbene, anche Claudio Galigani, non appare azzardato sostenerlo, deve molto del suo essere pittore allo splendido paesaggio toscano natìo, che da sempre ha goduto, vissuto, di più, “respirato”.
E’ pittore che da tempo ha intrapreso una propria strada, ben comprendendo che, così come è vero che ogni artista ha sempre un debito verso il passato, perché questo fa parte della nostra memoria collettiva, è anche vero che a un certo punto deve sapersene distaccare; sempre salde, tuttavia, sono rimaste certe premesse che appaiono, prima che culturali, radicate nella sua coscienza e sensibilità, che lo fanno scoprire erede di quei macchiaioli toscani dai quali sembra aver mutuato la larga e corposa pennellata, la scansione della campiture di colore ed il senso della luce.
Galigani non transige sulla sincerità della rappresentazio¬ne e sulla purezza dell'espressione: nelle sue opere, sempre la limpi¬dezza formale si unisce alla fresca ed immediata rappresentazione ed interpretazione del vero, aprendosi ad esiti carichi di umanità e di poesia.
Siamo al cospetto di una pittura immediata, priva di retorica e di compiacimenti, una pittura con tutta evidenza di facile lettura, che intende inviare a tutti un messaggio di serena godibilità, senza per questo però mai scivolare in un comodo manierismo di facciata.
Di Galigani colpisce l’ indubbia maestria nell’utilizzo del colore, che talora emerge sì con prepotenza, ma senza mai oltrepassare un “sano” senso del limite, e l’armonica incisività del contrasto dei chiaro scuri. Ci si avvede di questa alchimia negli scorci di angoli boschivi, nei prati percorsi da lucidi corsi d'acqua e ravvivati spesso, tra il verde variegato delle fronde, da improvvise illuminazioni di foglie rosse o sottolineati da primi piani di ombra densa intesa ad evidenziare l'esplosione solare, ma anche nelle struggenti marine invernali, dove emerge l’occhio attento per le atmosfere e le tonalità cromatiche, così come nelle fresche e vitalissime nature morte.
Sono visioni trasfigurate nell’amore di chi sa vedere, sentire, amare la propria terra.
Ma Galigani è anche artista, uomo, ancor prima, sensibile ed impegnato, che non può che cercare con ansia fra le macerie di un mondo robotizzato i frammenti di un tempo non lontano, non del tutto perso, ma forse irrimediabilmente travolto.
Dalla sua pittura intensa, vissuta in prima persona, si leva allora un grido di denuncia del degrado ambientale, un responsabile monito teso a sensibilizzare l’attenzione di tutti all’indirizzo dei brutali comportamenti tenuti dall’uomo nei confronti della Natura.
E’ pittura densa di umanità partecipata, quella di Galigani: è lirismo struggente, è emozionalità intrisa di senso del sublime, è visione mistica della natura.
Soprattutto, è un sentito e profondo messaggio d’amore e di denuncia, che purtroppo solo pochi possono, o vogliono, ascoltare”.
Stefano Barbieri