PIER LUIGI CANTINI
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Pier Luigi Cantini è nato nel 1935 a Livorno, dove risiede.
E' in attività da diversi anni, con presenze in numerose manifestazioni; tra le mostre principali si ricordano la personale a "La Ragnatela" di Livorno nel 1983 e le esposizioni al "Salon des Nations" di Parigi nel 1984 ed alla Fiera "ExpoArte" di Bari nel 1989, anno in cui è tra i selezionati del Premio "Arte" Mondadori, Nel 1990 ha realizzato un murale per la Scuola "Mayer" di Livorno. Ha preso parte a varie edizioni de "La Rotonda" di Livorno.
Nel 1991 ha allestito la personale "Waiting for Godot" alla Saletta Rosciano di Livorno e partecipato ad "Art Jonction" al Palais des Expositions di Nizza (Francia) ed all"'E.LA.C. - Esposizione Internazionale Artisti Contemporanei" al Palazzo degli Affari a Firenze.
Nel 1992 si segnalano una personale alla Galleria del Vicolo Quarfirolo di Bologna e le mostre al Jacobs K. Javits Conventíon Center di New York (Stati Uniti), al Carrefour Universitaire Méditerranéen di Nizza, nuovamente all"'E.LA.C." a Firenze e "Un bicchiere di acqua pulita" alla Saletta Rosciano di Livorno.
L'anno successivo è al "Premio Italia per le Arti Visive" nell'ex Convento del Carmine a Firenze e in Palazzo Marini a Rosignano Marittimo, nella rassegna "Sogni, segni e colori" al Caffè Petrarca di Firenze, alla Biennale "Comune di Tione" nel Trentino e alla Fiera "Arte 93" a Padova. Nel 1994 espone alle Fiere "Europart" a Ginevra, in Svizzera, e ad "Arte 94" a Padova, nella rassegna "Ai confini del reale" al Forte Magnaguti di Borgo forte ed ordina una nuova personale, "Il silenzio del caos", alla Galleria Fluxia di Chiavari; viene inoltre invitato a realizzare un lavoro per la manifestazione "Cravatta party" a Portofino.
Del 1995 sono le partecipazioni in Fiera a Ginevra, ancora all"Europart", ed a Gand, in Belgio, al "Lineari", e al "Premio Italia per le Arti Visive" ad Anghiari. Nello stesso anno, con la pubblicazione "Fierexpo Book" è presente in Fiere italiane (Bologna, Vicenza, Pordenone, Milano, Bari, Venturina, Padova) ed estere (Strasburgo, Parigi, Basilea e Cannes).
“Una presentazione delle opere di Pier Luigi Cantini non può che far propria l’idea dell’arte come fenomeno interagente con la cronologia contemporanea da cui scaturisce e con cui si confronta.
Consegnando le sue manifestazioni alla società in cui vive, l’artista si rapporta ai modelli culturali che egli stesso contribuisce a plasmare; egli valuta e propone, ma richiama anche fortemente il senso di disarmonia che avverte nei suoi ritmi e rapporti di uomo. Ed ecco che i suoi segni divengono segnali di allarme, provocazioni e amore voci di protesta, ma anche spiraglio di luce, speranza, invito a chi guarda a sentirsi coinvolto, parte in causa, vincente, forse, ma solo se…
Nelle “Oasi”, il prodotto più recente e originale del cammino artistico di P.L.Cantini , troviamo incastonati in cavità-rifugio animali in cristallo circondati dal piano policromo verticale: la loro fragilità appare minacciata da moduli profilati o forme progettate che incalzano per dilatarsi a tutta la superficie. Si scandiscono così, intorno agli spazi di tranquilla luminosità, forme incisive caratterizzate da timbri intensi in una rete di neri e grigi su cui si staglia il rosso. Il ritmo formale e cromatico imprigiona la posizione degli animali in una geometrica soggezione in cui niente è ancora precario se non la loro trasparente sopravvivenza.
La plastica luminosità dell’oasi tende a dilatarsi, così come si dilata lo spazio sempre più ampio che il fiore guadagna tra le pietre di intonaco, così come l’urgenza ad agire si fa più rimarchevole.
Perché l’oasi non è per noi, umanità di questa era, metafora di rifugio, ma punto di partenza per un ritrovato incontro di equilibrio con la Natura: intuiamo in tale operazione, però, il superamento di uno scontato richiamo ecologico attraverso un percorso interiore che coglie il caos della coscienza di ognuno di noi in cui la Ragione tarda a ravvisarsi.
Il forte cromatismo pare assorbire quasi ossessivamente la linea, l’insieme: risulta tuttavia semplicistico individuare in quel “rosso” il ruolo che siamo abituati ad attribuirgli . In realtà qui il rapporto cromatico contraddice la consuetudine, appare rovesciato: il rosso, simbolo di forza espansiva, di passione, di ottimistico possesso del reale, sta là dove ci aspetteremmo il grigio, se non il cupo nero, proprio perché l’artista ci fa sentire come sia da quelle evidenze di cimiteri di auto, di vette ossessivamente incalzanti o di paesaggi metropolitani che si deve partire per sentire”sulla pelle”, fuori da ogni anestesia mentale, il nostro disagio è inventare il riscatto.
P.L. Cantini in questa sua tensione vibrante esplicita la volontà , per niente mimetizzata, di “chiamarci all’appello” , senza temere che le sue operazioni siano interpretate come espedienti formali per incuriosire o attrarre. Ma il messaggio è troppo forte perché possa essere frainteso e l’autore sa rischiare, non ama le sicurezze: passa dalla tavola all’istallazione, non teme di inglobare nel suo universo ciò che non è pittura perché il messaggio sia più evidente, in una ricerca incessante dove eclettismo e sperimentalismo si fondono.
Attraverso quelle creature, segni palpitanti della natura contrapposti alle impronte della civiltà, cogliamo la delicatezza di occhi che sanno salvare la fragilità per restituirla incorrotta all’Uomo”.
Maria Antonietta Monaco