CLAUDIO CALVETTI
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Quasi tutte le fiabe iniziano con il fatidico..."c'era una volta"... così come, solitamente, finiscono con il salomonico..."e vissero tutti felici e contenti". Anche le biografie, hanno una matrice su molti temi comune, quasi un format. L'Artista nasce a....il...sin da piccolo è attratto dal disegno e dai colori...requenta la scuola tal dei tali…i suoi cromatismi,,,la sua poetica...il richiamo a questo o a quell'artista di indubbia fama, e poi, per finire, in rapida e cronologica successione, vengono snocciolate tutte le mostre e le estemporanee alle quali ha partecipato e i riconoscimenti conseguiti.
Preferisco illustrare il mio percorso "biografico" attraverso i punti seguenti:
- la scoperta dell'arte
- la scoperta della luce
- la scoperta del colore e del coraggio di sperimentare
- la scoperta del lavoro
- i miei maestri
Il primo punto, la scoperta dell'arte, è avvenuta nei primi anni '60, avrò avuto 10-15 anni, in un fondo di via Ricasoli, osservando al lavoro un pittore, piccolo e piuttosto anziano, mi maturò la convinzione che non necessariamente la chioma di un albero dovesse essere verde, così come il tronco, marrone. Mi resi immediatamente conto che la pittura non poteva ne doveva essere la copia esatta di ciò che l'occhio vedeva, ma una sintesi della realtà e, successivamente ho capito che poteva anche essere frutto di un concetto immateriale, vagliati dalla sensibilità e elaborati dall'immaginazione dell'artista. Ho il motivato sospetto che quel signore potesse essere Gino Romiti.
La scoperta della luce, qualche anno più tardi a Massa, Giorgio Morandi, a mio parere, nessuno è ancora riuscito a riprodurre in maniera migliore gli effetti di luce. La scoperta del colore, primi anni '80, palazzo Medici Riccardi, mostra degli espressionisti tedeschi. Una tempesta di colore, di accostamenti, rivoluzione di giustapposizione o contra. Stravolgimento dei concetti di assonanza e consonanza. Il coraggio oltre la bellezza. La scoperta del lavoro, l'espressione dei due volti della "cacciata dei progenitori" della Cappella Brancacci; che lavoro, anche psicologico, di un ragazzo poco più che ventenne e che a 27 ci avrebbe lasciati. I miei Maestri; Maria; un'arzillissima e sorridentissima signora di Bologna, già avanti con gli anni quando nei primi anni '80 la conobbi. Capelli più rossi del rame, giacca verde brillante, calze viola. Per numerosi anni assistente di Virgilio Guidi. Poi, per qualche anno, la Libera Accademia Trossi Uberti, teacher: Giacomo De Vincenzo, col quale mi sono trovato molto bene. Oltre ad indubbie qualità artistiche, il grande pregio di saper seguire ogni allievo senza influenzare lo sviluppo di ogni singola personalità artistica.
La mia visione "critica" dell'arte, risiede nell'osservazione che, le stelle più luminose, sono quelle che l'hanno resa "viva" e fatta crescere, con intuizioni e scelte coraggiose. Il mio progetto non è quello di continuare a "raffinare" assunti, ripetendomi con armonia di soggetto, stile e colore, magari aspirando a rendere attribuibile ogni mia opera. Non amo le "crescite" in verticale, quelle che ti allontanano dalla spontaneità iniziale. Adoro allargare le conoscenze, mantenendo l'assunto della centralità dell'artista e di come questi si possa esprimere. a seconda del momento del suo stato d'animo e ispirazione, utilizzando, senza gabbie mentali, ogni conoscenza di tecnica e stile.
Claudio Calvetti