FRANCO CAMPANA
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Franco Campana nasce a Livorno nel 1932. Personaggio eclettico, si manifesta con vari mezzi espressivi. In pittura, influenzato dalla “Mail Art” sceglie una forma di protesta sociale legata alla memoria storica del nostro Paese. Essenzialmente pittore di contenuti, ai paesaggi preferisce la narrazione di episodi realmente avvenuti attraverso l’inserimento di immagini tratte da vecchie fotografie, scritte, timbri, francobolli lasciando il fruitore stupito e divertito al tempo stesso. Fervida è la sua fantasia fin da quando era un bambino ed i ricordi di quell’epoca si unisco alla realtà del momento. Quindi possiamo considerare Franco Campana “un pittore del sociale” sempre attente alle problematiche attuali con gli occhi rivolti al passato; egli unisce l’arte a manifestazioni pacifiche che organizza materialmente sul territorio labronico, una fra tutte nel gennaio del 2005 per la celebrazione de “Il giorno della memoria” l’artista mostrò ai cittadini in P.za Cavour alcuni oggetti originali che ricordavano la deportazione verso i campi di sterminio. Nel 1999 entra a far parte del Gruppo Labronico e dal 2001 fino al 2010 ricopre la carica di consigliere ed è proprio per conto del Gruppo Labronico che redige un progetto sulla base di una sua idea che prevede la collocazione nelle quattro nicchie già esistenti nella struttura della Porta San Marco a Livorno, dove fu compiuto l’eroico gesto nel 1849, di altrettante statue di figure femminili che ”pagarono” in termini di perdita dei propri uomini, mariti e figli deceduti per la difesa di Livorno e per la libertà contro l’invasore austriaco.
“Addio alla Lira” è il titolo di un’opera nuovissima del nostro pittore livornese Franco Campana…La grande tela (100x80cm) a tecnica mista, è un affresco spontaneo, ma nel contempo assai complesso, della nostra storia contemporanea. Prima con l’uso della vecchia moneta tradizionale, adesso verso l’introduzione della divisa europea “per una solida coalizione di unità nella democrazia” come ci dice lo stesso autore…Franco Campana dipinge da oltre quarant’anni , non è nuovo ad iniziative artistiche di segno originale indirizzate soprattutto al pubblico dei più giovani”.
Rossella Falchini
Misurare attraverso le immagini il tempo che ci separa da qualcosa che è accaduto nella nostra vita o in quella degli altri: è in fondo questo il fine ultimo della ricerca di Campana, sia che il tempo andato coincida con quello della nostra infanzia, sia che si perda nella profondità di un passato indefinito. La microstoria si sovrappone alla grande storia, i fatti della gente comune si confondono con quelli di personaggi famosi; tutto riemerge dal passato e sedimenta sulla superficie del quadro.
E’ il caso di “Evento anni ’40” (vincitore del Premio Firenze Fiorino d’oro 2018), ispirato all’affondamento dell’ammiraglia della Regia Marina, la corazzata “Roma”, avvenuto ad opera di bombardieri tedeschi all’indomani dell’otto settembre 1943. In questo dipinto l’artista raffigura la nave appena colpita a morte, vista dall’alto e avvolta in un fumo denso, evocando certe atmosfere alla Turner ma, per ricondurre il quadro all’interno del proprio universo poetico, inserisce in basso a destra la busta di una lettera, forse scritta alla famiglia da uno dei pochi marinai sopravvissuti alla tragedia.
Un mondo a cui Campana è particolarmente affezionato è quello dei bambini. Il ricordo dell’età innocente, fatta di giochi e spensieratezza, ritorna spesso, sia come tema principale, sia come citazione, nei suoi dipinti. L’immagine simbolo dell’infanzia è una sagoma stilizzata con un bambino e una bambina che corrono verso la scuola tenendosi per mano; un’icona che Campana estrasse molti anni fa da un segnale stradale, quello che invitava gli automobilisti alla prudenza in prossimità di una scuola, trasformandola in una vera e propria personificazione dell’innocenza e al tempo stesso della fragilità di un’infanzia da proteggere e preservare dai pericoli del mondo. “Diritti negati” è il titolo di uno dei lavori di Campana dove questa immagine torna ancora una volta in primo piano.
Al culmine della ricerca sul tempo e sulla memoria si colloca invece l’opera “Peccato originale” in cui l’artista compie un ardito salto all’indietro fino ai primordi dell’umanità. “Peccato originale” chiama infatti in causa il mito descritto nella Genesi e presente, sebbene con diverse sfumature e interpretazioni, in varie culture e religioni: Cristianesimo, Ebraismo e Islamismo. Assente la figura maschile, l’attenzione dell’artista si concentra qui sulla figura femminile che è posta al centro del quadro. La donna si dibatte invano, irretita all’interno di una sorta di prigione dorata; la sovrasta l’inquietante ed enigmatica figura del serpente che si intravede tra una lussureggiante vegetazione. Così l’artista evoca l’eterno e insanabile contrasto tra il bene e il male che attanaglia da sempre l’umanità, la lacerazione interiore che ogni essere umano porta con sé per tutta la vita. Campana sovrappone alla pittura che occupa tutto lo sfondo dell’opera, due elementi tridimensionali: la figura femminile, realizzata in stoffa da Maria Cristina Crespo, e la sua prigione, costituita invece da un vecchio manufatto in laterizio, vero objet trouvè recuperato e restituito all’arte. Ed è proprio questo inserimento, frammento di un vissuto che ritorna e si ripropone sotto altra forma, a legare concretamente questa opera al fare artistico del pittore e alla sua quotidiana esperienza lungo il corso della memoria.
Mario Michelucci